Premessa, questo è un report di gara noioso. È noioso perchè tratta prevalentemente di numeri, occupandosi dell’ultima gara della stagione prima di 1 mesetto di riposo “quasi” assoluto. Quanto “quasi” lo scoprirò domani quando coach Ironfrankie ripresosi dalla fatiche di Zurigo avrà modo di spiegarmi il programma di agosto, cheha già intitolato “vacanze”. Ah sì, non è che a Zurigo è andato a correre, lui; no, è andato ad assistere i miei soci di team Luca, Angelo, Gianmarco che oggi sono stati i primi del gruppo Polisportiva Porta Zaragozza a perdere la verginità Ironman full distance. Fantastici!
Tornando a Arona, la giornata è iniziata alle 5:00 con sveglia e la solita colazione pre gara/allenamento lungo, composta da fette biscottate e marmellata, un po’ di succo di frutta e una mega tazza di caffè, trasferimento in zona cambio e preparazione della piazzola. Ho cercato di ritardare il più possibile il momento di vestizione muta per evitare di disidratarmi nell’attesa della partenza, facendo tesoro dei consigli del coach e della sua disavventura a Nizza lo scorso anno.
Bellissima l’alba sul lago maggiore e bello il colpo d’occhio di quasi 500 atleti (tra 319 ometti, una cinquantina scarsa di donne e staffette) ma non appena messi i piedi in acqua la poesia ha lasciato posto al pragmatismo: controllatina alla tenuta stagna degli occhiali e poi via verso la prima boa. Come da insegnamento i primi metri li ho fatti forte, testa sotto, per cercare di lasciare indietro più gente possibile, poi appena la situazione si è fatta più tranquilla mi sono disteso cercando di mantenermi sempre in scia a qualcuno. Questa volta ho preso davvero poche botte e soprattutto ho avuto la fortuna di riuscire quasi sempre a sistemarmi tra due avversari, sfruttando così al massimo l’effetto di trascinamento. Avevo intuito di aver fatto una buona frazione ma non ho capito quanto buona fino a quando non ho messo piede in zona cambio, dove per poco non mi viene un infarto a vedere quante biciclette erano ancora in attesa di essere prelevate. Io di solito arrivo molto indietro, con la T1 quasi vuota e oggi ero così concentrato su quello che dovevo fare che mi sono dimenticato di controllare il tempo subito all’uscita. Il Garmin dirà 2260m completati in 39’01”, alla strepitosa media di 1’40″/km, 113esimo alla fine del nuoto, roba da non crederci per una schiappa come me.
Ovviamente in bici sono stato passato da parecchia gente, cosa normale visto che di solito non inizio la seconda frazione cosi avanti e anzi sono abituato a recuperare posizioni. Poco male comunque perchè nei primi 35km tengo la media di 35 km/h su un tracciato lungo lago fino a Stresa bellissimo e perfetto per la Argon E114 (piatto o con dei mangia e bevi da affrontare belli allungati sulle aerobar). Poi lunga salita, lo sapevo e ero preparato, con pendenza media al 5% lunga ma pedalabile in cui mi sono difeso bene a cui sono seguiti 40 km di sostanziale impercettibile discesa interrotta da lunghe salite da affrontare con il 39 e anche un tratto oltre l’8%. Un’altimetria devastante per le geometrie della mia bici e soprattutto per le mie gambe che in quelle condizioni non erano in grado di spingerla. Ho proprio sofferto e arrivare in zona cambio è stata una vera e propria liberazione, anche perchè il percorso aperto alle auto è stato veramente brutto. Nelle 3 ore secche di bici sono riuscito a fare il 180esimo tempo, un disastro degno del Matteo 2012 quando la gamba era pessima, non di questa stagione dove in bici sono sempre andato forte.
Messa giù la bici infilo le Wave Rider 16 e il cappellino uscendo dalla T2 incazzato come una pantera e convinto di essere ultimo o poco più. Incurante della temperatura faccio i primi 3km sotto i 5’/km poi mi rendo conto che oggi proprio non lo posso cercare il personale sulla mezza dell’Ironman e salgo intorno ai 5’20”. Fino all’ottavo sto male, non ho forze e nella mia testa risuona solo “non ce lafai, oggi non ce la fai. Fermati che cosi allievi questo dolore”. È la Coca Cola ingurgitata insieme a una fetta di crostata a salvarmi, anche oggi. Riprendo energia e con la forza anche il morale. Mi dico che in fondo mi sto allenando e anche incrociare i miei compagni di squadra (gli Ognibene brothers e Vincenzo) mi fa bene. Alla fine ho anche la forza per sprintare, chiudo in 1h52′ alto, 4′ più lento che a Rimini nella frazione corsa ma ben 16′ meglio in totale, con 5h32′ e il 159esimo posto su 320 iscritti. È vero che nella corsa sono andato più lento ma è proprio negli ultimi chilometri che ho cominciato a capire che stavo bene, non avevo dolore a tendini e ginocchia e che mi ero messo su un ritmo che mi avrebbe consentito di andare ben oltre la mezza.
Oggi ho realizzato che in questi mesi ho imparato a:
1) nuotare a una velocità più che dignitosa. Al netto di onde, corrente e sfighe varie è realistico pensare che in Florida posso chiudere in poco meno di 1h20′
2) pedalare forte in salita con la bici da corsa e forte sul vallonato con la cronometro. Non ad andare forte con la crono anche in salita. Ciò detto se riuscissi a finire i 180k di bici in 6 ore ci metterei la firma adesso. Restano tre mesi per consolidare questo obiettivo.
3) correre forte in transizione anche dopo 5h di bici ma che soffro da matti il caldo e soprattutto che devo alimentarmi e idratarmi bene. Meglio soffrire un po’ di male alla milza in attesa di digerirr la crostata piuttosto che fermarmi perchè non ho più zucchero in corpo.
4) posso essere fiducioso che sono sulla buona strada per vedere la finish line di Panama. E forse posso puntare a poco meno di 12 ore.
Dove avete detto che devo firmare?