L'era del Ferro

Dal divano alla finish line


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Come preparare la maratona in poco tempo…ma pur sempre in modalità nerd

Quando #TheRunningPitt (trovate qui il suo punto di vista su questa faccenda) mi ha chiesto di accompagnarlo nel percorso di rientro alla maratona è stato normale confrontarsi con il suo PB sulla distanza, e quindi costruire un programma di lavoro che mirasse a abbattere le 2h29’.

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#TheRunningPitt + #CoachTower: combo felice

Come sempre accade però la teoria si scontra con le circostanze della realtà, che per noi si sono tradotte in 4 settimane iniziali (sulle 12 complessive di periodo specifico) a dir poco difficoltose sotto il profilo della continuità dell’allenamento, per ragioni non strettamente sportive.

Insieme abbiamo quindi ripensato all’evento incastonandolo in una logica di lungo periodo, ri-assegnando il cartellino di A Race a Londra (maggio 2018) e cominciando a considerare Firenze come una occasione per ricostruire senza fretta il Pitt “runner da tempo” e come un banco di prova capace di darci riferimenti sensati alla programmazione di Londra. Nessuna aspettativa di tempo, quindi.

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Tutto quello che volevate sapere sul Norseman…

Prologo

E’ buio pesto a Eidfjord alle 4 del mattino del 4 agosto. Un buio denso, rischiarato da due fari alogeni la cui luce bianca e fredda si riverbera, per diventare ancora più tagliente, contro un massiccio parallelepipedo di ghiaccio posto davanti alla minuscola porta di ferro di un battello. E’ il traghetto che tra poco porterà i 250 iscritti al Norseman in mezzo al fiordo. La stessa imbarcazione che ho visto decine e decine di volte nei video riassuntivi della gara, che avevo cominciato a sognare anni fa, non appena ho conosciuto il triathlon. E’ rimasto a galleggiare in una dimensione onirica per tanto tempo, e anche adesso che ce l’ho davanti, in tutta la sua ferrosa materialità, non sono sicuro che sia lì per davvero. Continua a leggere


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La gioia dell’imperfezione

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I 100 metri finali di una gara sono sempre bellissimi, ancora di più quando la gara è il campionato Europeo di mezzo Ironman, in quella precedente ti eri ritirato e questa era la tua occasione di vendetta dopo 40 giorni di attesa. L’orologio segna 5h48’, la classifica recita 635° posto assoluto, abbondantemente entro il primo 50%. Sono tornato.

I 100 m metri finali di una gara sono quelli in cui tutto diventa molto chiaro, se va bene sei ancora in piena “estasi dell’atleta”, o Nirvana, se preferite. Sai perfettamente cosa vuoi dal futuro – di solito iscriverti a una nuova gara, per la gioia del marketing della World Triathlon Corporation – e assumi la sconcertante capacità di analizzare lucidamente il passato.

Domenica scorsa in Germania è andata esattamente così. Quegli ultimi 30” hanno catalizzato tutti i pensieri che avevo cominciato a spargere qua e là dopo il disastro di Pescara: rottura del cambio, ritiro, bici che ha viaggiato per mezza Emilia prima di trovare una mano santa che rimettesse a posto lo sfregio. E poi i dubbi che mi avevano assalito alla Cima Tauffi, dove neanche l’obiettiva bellezza del percorso era riuscita a distogliermi dal pensiero che in qualche modo stessi massacrando inutilmente le mie gambe. Infine le sensazioni della mattina di Wiesbaden con le gambe che stanno bene ma “non-sono-proprio-esplosive-come-so-che-sono-capaci-di-essere”.

C’era qualcosa che non tornava, insomma, e come sempre mi ci è voluta una gara al limite delle mie capacità per rendermi consapevole di ciò che mi metteva a disagio. La conclusione è che con il trail ho chiuso, quanto meno a livello agonistico, quanto meno durante la stagione del triathlon, quanto meno fino a che non avrò agganciato Kona.

Per riuscire a fare 10h30’ a Barcellona scelgo di rinunciare al sogno della Courmayeur Champex Chamonix. Non mi piace andare in gara e ottenere risultati mediocri, non voglio più sentirmi come a Pescara con le gambe molli in bici prima dell’incidente o all’arrivo del Tauffi, tra gli ultimissimi. Ho invece bisogno di continuare a fare un lavoro molto specifico, concentrando tutte le energie su un singolo obiettivo. Lo sapevo che era una sfida a rischio, mi rimane la soddisfazione di averci provato e soprattutto di aver vissuto le “Ultra esperienze” di Ultrabericus, Orsa e Tauffi insieme ai 70.3 di Volano, Rimini, Pescara e Wiesbaden. Quando sarà tempo concentrerò le mie energie sulla montagna, dopo Kona il Tor. Coerente con la mia tecnica di pormi un traguardo più grande mentre ancora sto inseguendo quello già definibile come impossibile.

Quando preparo una gara in maniera impeccabile di solito salgo sulla bici, sento le gambe spingere e mi dico “ok, oggi sei perfetto”. Domenica questa sensazione non l’ho provata, anzi, ho percepito nitidamente, come da tempo non riuscivo a fare, tutti i limiti causati dalla dispersione delle energie. Potrebbe sembrare una conclusione negativa e invece è stata una vera rivelazione: serve anche l’imperfezione! Senza non potremmo correggere la rotta, non potremmo vedere dove stiamo sbagliando e cominciare a cercare una strada nuova verso il miglioramento. E senza il rischio di combinare qualche pasticcio ci perderemmo anche tutte le emozioni che si provano quando si vive sul filo del rasoio, in bilico tra il trionfo (che significa semplicemente riuscire a fare qualcosa che ai più sembra folle) e il fallimento. Altrimenti sai che noia?


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Otto e mezzo – Ironman Barcellona 2015 (dalla prospettiva sbagliata)

In crisi esistenziale e creativa, alle prese con un film da fare, un regista fa una sorta di mobilitazione generale di emozioni, affetti, ricordi, sogni, complessi, bugie. Un misto tra una sgangherata seduta psicanalitica e un disordinato esame di coscienza in un’atmosfera da limbo (F. Fellini)

Siamo in nove con in mano il biglietto di andata per l’Ironman Barcellona 2015. Nove atleti dell’ASD Team Spartans Bologna, la mia squadra. Ma stavolta c’entro fino a un certo punto, perché sì a Barcellona ci vado per correre il mio terzo Ironman mentre per loro sarà il primo, e si sa che il primo Ironman è il più importante di tutti quelli che si possano fare in una vita intera.

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Insieme, un po’ meglio – Week 12\13 IM Klagenfurt

Il team ForKidsForLife alla Milano Marathon 2014 festeggia al termine della gara

Il team ForKidsForLife alla Milano Marathon 2014 festeggia al termine della gara

Il running fa miracoli. Il running trasforma un pugno di persone che non c’entrano nulla l’una con l’altra in compagni di viaggio. E quando in un viaggio si condividono, aspettative, paure, fatica, sofferenza, aiutandosi a superarle reciprocamente, si diventa amici, si cresce insieme, ognuno dona un pezzettino della sua storia agli altri, facendo diventare tutti un po’ più ricchi, quando arriva il momento degli arrivederci. Continua a leggere


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Carne, sangue e sudore, degli altri – Week 11 IM Klagenfurt

La felicità del nuovo PB sulla mezza in 1h31'40".

La felicità del nuovo PB sulla mezza in 1h31’40”.

Tecnicamente questo dovrebbe essere un pezzo sulla Stramilano, sul fatto che non mi piace correre in quella città  (perché le scene imbarazzanti tra automobilisti e runner che si vedono lì dovrebbero essere solo dimenticate), sulle previsioni meteo drammatiche clamorosamente smentite, sul mio miglior tempo fatto in una mezza (ufficiosamente 1h31’40”, ufficialmente 1h32’08” causa 28″ di sosta pipì per il freddo porco preso prima del via) e su come procede la preparazione per Klagenfurt.

Invece vaffanculo ai tempi, vaffanculo alle soglie, vaffanculo alle tabelle. Continua a leggere


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Mezza Maratona di Zola Predosa

Sarebbe estramente romantico poter dire che domenica ho corso una mezza maratona in una terra in mezzo a due fiumi, o racchiusa tra due mari, invece ben più prosaicamente sono andato a correre nella zona industriale di Zola Predosa, poeticamente appoggiata tra due autostrade, l’adriatica e quella del sole.

Tolto ogni elemento di fascino alla location, e sorvolando sul fatto che il simpatico Gianni Morandi mi ha costretto a fare una foto con lui simulando felicità e io sono venuto non male ma di più (oltretutto mi vergognavo come un ladro quindi appena ho potuto sono scappato), veniamo a cose più tecniche. Innanzitutto il test è stato appositamente messo alla fine di una settimana di carico, in particolare dopo il giovedì di potenziamento puro (skip in quantità mostruosa) e un progressivo alla morte eseguito venerdì sera. Domenica mattina non ero proprio freschissimo dunque, ma neppure sfracellato.

La missione era la solita, partire molto forte e poi gestire in maniera intelligente l’appesantimento della corsa così da insegnare al mio corpo a lavorare in acido e smaltirlo velocemente. La presenza di 3 cavalcavia e di vento contrario, fastidio e insistente soprattutto nel finale, hanno reso la gara parecchio allenante anche se mi hanno certamente privato della soddisfazione di migliorare il personale per 15″. Resta il fatto che a prescidere dal tempo ho sicuramente sentito le gambe molto più potenti e reattive rispetto a 1 mese fa, il cuore meno impiccato e anche la testa più serena nei momenti difficili, quelli in cui le gambe diventano di legno e ti chiedi chi te l’ha fatto fare. Complessivamente quindi una giornata positiva, che a posteriori assume ancora più valore perchè ieri mattina (lunedì) mi sono alzato dal letto con i muscoli a quasi zero residuo di lattato e con  tendini e articolazioni morbidi morbidi. Questo forse è il dato che meglio dimostra il progresso compiuto negli ultimi due mesi.

Sulla gara non c’è tantissimo da dire se non che sono partito bene ma dopo il sesto chilometro o preferito alleggerire un po’ il gas. Avrei voluto stabilizzarmi sui 4’20″/km ma per un motivo o per l’altro non ci sono mai riuscito (una volta il cavalcavia, poi il falso piano in salita, poi il ristoro messo in un punto totalmente casuale, etc etc). Non male la parte centrale (si vedono anche due k spaccati a 4’22”) e molto soddisfatto del finale dove ho ceduto praticamente nulla correndo l’ultimo chilometro molto forte.

Nel frattempo è arrivato il programma di allenamento da qui a Roma e a parte una 30 km (Maratona delle Terre Verdiane il 24 febbraio) continueremo con l’approccio “niente lunghissimi ma combinati”. Almeno avremo qualcosa su cui ragionare dopo la maratona in termini di efficacia dell’allenamento di qualità vs. quantità.

KM
Ora
Distanza
Passo medio
Riepilogo 1:32:35.0 21,37 4:20
1 4:09.6 1,00 4:10
2 4:06.9 1,00 4:07
3 4:11.5 1,00 4:12
4 4:08.5 1,00 4:09
5 4:18.5 1,00 4:19
6 4:07.8 1,00 4:08
7 4:16.2 1,00 4:16
8 4:27.7 1,00 4:28
9 4:25.9 1,00 4:26
10 4:18.1 1,00 4:18
11 4:24.5 1,00 4:24
12 4:24.9 1,00 4:25
13 4:22.5 1,00 4:22
14 4:21.7 1,00 4:22
15 4:22.6 1,00 4:23
16 4:26.0 1,00 4:26
17 4:28.2 1,00 4:28
18 4:24.6 1,00 4:25
19 4:30.2 1,00 4:30
20 4:33.8 1,00 4:34
21 4:13.4 1,00 4:13
22 1:32.0 0,37 4:12
       

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