Martedì ho ripreso con le gambe belle fresche dopo il lunghissimo di sabato, con un’oretta di corsa così suddivisa: 4k a 5’00”, 4k a 4’45”, 4k a 5’00”. In realtà stavo così bene che ho tirato via 10″/km al programma, ne è uscita una seduta comunque bella sciolta e rilassata, come dimostrano i 158 bpm. A parte il solito freddo e il solito buio tutto liscio con sorriso finale e 15′ dedicati allo stretching.
Certo, forse avrei sorriso un po’ di meno se avessi saputo che causa deliri lavorativi avrei poi dovuto saltare seduta di nuoto mercoledì, 25k di corsa giovedì e 10k di kill&go (100 ripetute da 100m a tutta) venerdì. Purtroppo bisogna imparare a convivere con gli imprevisti.
L’allenamento di mercoledì è stato fanstastico per due ragioni: uno ho corso un bel medio collinare, due l’ho fatto in pausa pranzo, riuscendo a incastrare incombenze lavorative, corsa, doccia e riunione immediatamente al rientro (vabbeh, l’ho iniziata trangugiando il post ma il risultato è stato raggiunto).
Riuscire a correre nell’ora più calda della giornata e con la luce è già motivo di soddisfazione di per sé, e pazienza se ha cominciato a piovigginare proprio mentre iniziavo, ma il mio buon umore è decisamente aumentato riguardando la performance chilometro dopo chilometro da cui esce un progressivo da manuale. In programma avevo un medio vallonato da spingere forte sulle salite. Ebbene, il percorso nuovissimo che ho sperimentato magari non ha le pendenze esatte per quel tipo di esercizio ma è molto ondulato, con tante rampettine ripede e bastarde, a cui si aggiunge un fondo estremamente irregolare accentuato nell’occasione dall’alternanza di neve, fango, pozzanghere da saltare e chi ne ha più ne metta. Insomma, terreno perfetto per lavorare sulla potenza.
Alla fine dei 10k avevo il fango fin sopra la testa e le Wave Rider 15 di un altro colore (dal verde\giallo fluo passate a un simpatico marrone color terra di fiume) ma anche un gran sorrisone.
Running
Distanza: 10 km
Tempo: 47’36”
Passo: 4’45″\km
18k al medio tra le pozzanghere di neve sciolta. Si vede!
Non riesco mai a capire come possa accadere che una domenica corro 21k a 4’19”, ok distruggendomi ma li corro, e poi 10 giorni dopo per coprirne 18k a un ritmo più alto mi devasti peggio che su una distanza più lunga. Anzi, la roba tremenda non è tanto la devastazione quanto che proprio non riesco a scendere sullo stesso ritmo.
Ieri dovevo fare questi 14k a 4’30” e poi gli ultimi 4k a 4’15”. Ebbene, parto bene e mi metto sul ritmo giusto, va tutto liscio fino al 12esimo poi la banana che avevo mangiato a merenda decide che nella mia pancia si annoia a non fare niente, e mi provoca dei crampi fortissimi. Però io sto facendo uno degli allenamenti chiave per Roma quindi col cavolo che lascio vincere la banana. Tengo duro ma faccio 3k a 4’40”, poi quando finalmente do il colpo di grazie al maledetto fu vegetale, sarebbe anche ora di scendere a 4’15”. Le provo tutte, dal trucco del ninja (passo leggero, falcata lunga e respiro profondo) alla pura violenza (ovvero far girare le gambe il più forte possibile fregandomene altamente di respirare rilassato) ma niente, continuo a stare tra i 4’30” e i 4’40”, non c’è nulla da fare. Quando sento il bip dell’ultimo chilometro mi girano talmente le scatole che spingo ancora di più e, convinto di morire, chiudo a 4’16” fermandomi un centimetro dopo il 18esimo con le gambe cementate, il cuore schizzato in testa e i polmoni della grandezza di due ciliege.
A chi mi ha visto entrare in palestra per lo stretching, zoppicante e anchilosato, devo essere sembrato un rottame. Balle girate e una certa delusione. Ma ancora non so che tutto ciò mi sarà servito per fare un grande combinato, solo 14 ore più tardi…