L'era del Ferro

Dal divano alla finish line


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Non l’avevo mica capito

“Ah ma io non avevo capito che lo fai per tutte queste ragioni”, mi dice il mio amico Alessio mentre siamo a cena l’altra sera – l’oggetto della conversazione ovviamente è l’Ironman “io pensavo fosse solo per il gusto della sfida fisica”.

Certo che no! a me sembra assodato e implicito e invece evidentemente “da fuori” non è così. Andiamo con ordine e proviamo a rispondere alla domanda: perché ti sottoponi a una tortura del genere?”

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Ironman Florida 2013 – Gallery fotografica

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Ironman Florida 2013 – La gara

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Subito all’arrivo della gara avevo registrato un video per ricordare le emozioni vissute. Destino ha voluto che il tast “rec” non abbia voluto collaborare quindi niente parole al traguardo scolpite per sempre nei bit.

Con calma, qualche giorno dopo ne ho registrato un’altro, magari meno emotivo ma di certo più lucido, che sintetizza in poco più di 4 minuti la gara.

E così dopo tanti mesi e tante parole scritte lascio alla mia voce il racconto di come sono diventato Ironman in 11 ore 39 minuti e spiccioli.

Quello che ho realizzato soltanto molte settimane è che è stato un giorno semplicemente perfetto. E che sono un privilegiato ad averlo potuto vivere.


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Leggerezza e densità

Quando sabato mattina ho terminato l’ultimo allenamento della settimana stanco il giusto e con un sorrisone largo così sulla faccia ho capito che la terapia di rigenerazione sta funzionando.

Questa off season mi sta insegnando un sacco di cose, prima fra tutte che leggerezza e densità non sono agli antipodi, come uno potrebbe immaginare, ma che in realtà possono andarsene tranquillamente a passeggio insieme.

La leggerezza nel carico di lavoro e nell’intensità mentale ti permette infatti di sperimentare nuove sensazioni e con maggiore coscienza. Il trucco è mettere da parte i pregiudizi e darti la possibilità di guardare le cose da prospettive diverse dal solito. Essere meno fissati con un obiettivo permette di spostare lo sguardo dall’orizzonte a ciò che hai sotto il naso, lasciandoti vivere con maggiore intensità il quotidiano. 24 ore diventano così un tempo troppo breve per poterci far stare tutto quello che vuoi (densità!) e alla fine anche se sei stanco morto hai la netta percezione di essere cresciuto almeno un pochino, ogni giorno, specialmente quando:

 1) Chrissie Wellington, l’atleta che ammiri di più, 4 volte campionessa del mondo Ironman e detentrice del record mondiale sulla distanza (8h18’13”) ti dice che il riposo è necessario perché permette a ciascuno di noi di rimettere le cose nella giusta prospettiva, ricaricarsi e individuare il percorso di crescita su misura – e scopri che ha ragione (detto da lei, che per di più si è presa un anno sabbatico, fa un certo effetto);

2) grazie all’obbligo di fare tutto a sensazione, guardando il crono solo al termine a puro fine di registrazione\archiviazione dati, elimini “l’ansia da prestazione” negli allenamenti – e ti rendi conto che sei tornato a sorridere mentre corri e pedali (in vasca no, altrimenti affoghi);

3) senza l’assillo del tempo ti concentri molto di più sulla tecnica – e cominci a rimediare al tuo problema dei primi chilometri in bici senza energie semplicemente usando quasi zero le gambe per nuotare (ovviamente compensando con la maggiore spinta delle braccia, una cosa su cui devo ancora lavorare tantissimo ma la direzione è quella giusta);

4) provi il percorso che la prossima primavera ti dovrà condurre da casa in ufficio e viceversa almeno un giorno alla settimana – e scopri che si tratta di un bellissimo vallonato molto simile al tratto bici dell’IM Florida, ma soprattutto che in 2h15 riesci a fare Parma – Maranello (65 km circa) spegnendo la tua maggiore preccupazione circa la necessità di pedalare tanto e non averne il tempo;

5) il coach dichiara che ti preparerà secondo i più moderni dettami della medicina sportiva per i quali meglio privilegiare la qualità (allenamenti brevi ad altissima intensità, qui l’articolo per chi fosse interessato), piuttosto che la quantità (sedute lunghe, lente…e distruttivi per le articolazioni) – ed è subito evidente che questo si concilia alla grande con il tuo poco tempo a disposizione

Insomma, ce n’è abbastanza per riempirne due di settimane con questa roba!

p.s. sul blog di Anne c’è un bel post che parla di felicità (in generale, mica solo legata alla corsa). Ecco, a parte la condivisione sulla filosofia di fondo vorrei aggiungerci una cosa: la felicità non capita per caso, non è questione di essere fortunati. La felicità si costruisce, giorno per giorno, impegnandosi a trovare un senso anche ai momenti difficili. Tenendosi il buono di ieri e pensando che domani sarà meglio. Lamentarsi senza fare nulla per cambiare situazioni che non ci piacciono non serve a niente. Le cose vanno fatte, qui e ora. Sempre.