Tecnicamente questo dovrebbe essere un pezzo sulla Stramilano, sul fatto che non mi piace correre in quella città (perché le scene imbarazzanti tra automobilisti e runner che si vedono lì dovrebbero essere solo dimenticate), sulle previsioni meteo drammatiche clamorosamente smentite, sul mio miglior tempo fatto in una mezza (ufficiosamente 1h31’40”, ufficialmente 1h32’08” causa 28″ di sosta pipì per il freddo porco preso prima del via) e su come procede la preparazione per Klagenfurt.
Invece vaffanculo ai tempi, vaffanculo alle soglie, vaffanculo alle tabelle. Continua a leggere →
Sette giorni che sembrano 1 mese per tante cose sono accadute: allenamenti produttivi, riflessioni su come lo sport faccia crescere, incazzature cocenti per prestazioni al di sotto di quanto avrei voluto, analisi a freddo che portano a conclusioni soprendenti. Ma andiamo con ordine. Continua a leggere →
Giornata strana quella di oggi, giornata che doveva essere di gara (inizialmente la mezza di Piacenza poi avevo preso in considerazione Colico) e che invece per ragioni facilmente intuibili si è trasformata in una gara in solitaria al Parco di Monza.
Beh, non proprio in solitaria visto che per fortuna ho potuto contare sull’apporto di mio cugino Marco (che è un fulmine e mi ha fatto da lepre, rallentando anche un bel po’ per non sganciarmi – grazie) con il quale ho messo a segno una prestazione che in teoria è il mio PB con un tempo 13″ meglio rispetto al precedente fatto a Crevalcore ma che sconta “l’esattezza” della distanza (21,092 giusti al posto dei soliti 200m in più che si perdono in una gara “misurata”) che però sono più che bilanciati dal dislivello molto maggiore (143 metri oggi contro i 70 di Crevalcore)).
Al di là del secondo in più o in meno al chilometro credo che comunque la prestazione odierna sia di grande valore intanto perchè fatta non in gara (e tutti sappiamo quanto conti l’adrenalina ma anche la competizione quando ci si ritrova in mischia), 12 ore dopo una seduta di bici piuttosto impegnativa, e infine con un battito medio di 168, 8 bpm in meno rispetto a Crevalcore, che la dice lunga sul mio stato di forma.
Primi 11k perfetti a 4’20”, poi abbiamo iniziato una bella progressione fino al 18° con dei 4’16” che mi facevano pregustare lo sgretolamento del muro dei 31′. Purtroppo gli ultimi 3k sono stati disastrosi, sterrato con fango pesante, un sacco di curve e salita. Sono precipitato a 4’34” finendo a 4’29”, con le gambe appesantite che proprio non giravano più. In pratica ho buttato 30″ negli ultimi 3k. E pazienza, l’importante è sapere che sto bene.
Roma, I’m coming.
Running
Distanza: 21,1 km
Tempo: 1h32’12”
Passo: 4’22″/km
Sarebbe estramente romantico poter dire che domenica ho corso una mezza maratona in una terra in mezzo a due fiumi, o racchiusa tra due mari, invece ben più prosaicamente sono andato a correre nella zona industriale di Zola Predosa, poeticamente appoggiata tra due autostrade, l’adriatica e quella del sole.
Tolto ogni elemento di fascino alla location, e sorvolando sul fatto che il simpatico Gianni Morandi mi ha costretto a fare una foto con lui simulando felicità e io sono venuto non male ma di più (oltretutto mi vergognavo come un ladro quindi appena ho potuto sono scappato), veniamo a cose più tecniche. Innanzitutto il test è stato appositamente messo alla fine di una settimana di carico, in particolare dopo il giovedì di potenziamento puro (skip in quantità mostruosa) e un progressivo alla morte eseguito venerdì sera. Domenica mattina non ero proprio freschissimo dunque, ma neppure sfracellato.
La missione era la solita, partire molto forte e poi gestire in maniera intelligente l’appesantimento della corsa così da insegnare al mio corpo a lavorare in acido e smaltirlo velocemente. La presenza di 3 cavalcavia e di vento contrario, fastidio e insistente soprattutto nel finale, hanno reso la gara parecchio allenante anche se mi hanno certamente privato della soddisfazione di migliorare il personale per 15″. Resta il fatto che a prescidere dal tempo ho sicuramente sentito le gambe molto più potenti e reattive rispetto a 1 mese fa, il cuore meno impiccato e anche la testa più serena nei momenti difficili, quelli in cui le gambe diventano di legno e ti chiedi chi te l’ha fatto fare. Complessivamente quindi una giornata positiva, che a posteriori assume ancora più valore perchè ieri mattina (lunedì) mi sono alzato dal letto con i muscoli a quasi zero residuo di lattato e con tendini e articolazioni morbidi morbidi. Questo forse è il dato che meglio dimostra il progresso compiuto negli ultimi due mesi.
Sulla gara non c’è tantissimo da dire se non che sono partito bene ma dopo il sesto chilometro o preferito alleggerire un po’ il gas. Avrei voluto stabilizzarmi sui 4’20″/km ma per un motivo o per l’altro non ci sono mai riuscito (una volta il cavalcavia, poi il falso piano in salita, poi il ristoro messo in un punto totalmente casuale, etc etc). Non male la parte centrale (si vedono anche due k spaccati a 4’22”) e molto soddisfatto del finale dove ho ceduto praticamente nulla correndo l’ultimo chilometro molto forte.
Nel frattempo è arrivato il programma di allenamento da qui a Roma e a parte una 30 km (Maratona delle Terre Verdiane il 24 febbraio) continueremo con l’approccio “niente lunghissimi ma combinati”. Almeno avremo qualcosa su cui ragionare dopo la maratona in termini di efficacia dell’allenamento di qualità vs. quantità.
Non corri da due settimane, hai banchettato durante le festività natalizie, dall’ultima gara l’unico allenamento serio è stato un 2000 m a nuoto. Ce n’è abbastanza per non avere alcuna aspettativa sulla mezza che ti attende oggi.
E infatti a Crevalcore stamattina ci sono arrivato con zero aspettative, ancora meno voglia di correre e il muso lungo (alzarsi una domenica di gennaio alle 07:00, sciropparsi 90 km in mezzo alla nebbia e posteggiare la macchina in mezzo al fango non mette molto di buon umore) a dire il vero subito scomparso grazie alle scemenze propinate dalla premiata ditta formata da coach Frankie e dai miei due soci di team Eugenio e Federico.
Solito riscaldamento fatto “alla cavolo” e poi allineamento per la partenza. Decisissimo a iniziare morbido mi faccio trascinare da Fede (e altri infidi figuri come lui, della Polisportiva) che mi assicura un partenza a 4’10” non di più. Infatti dopo 1k stiamo già a 4’01” e i due successivi non è che siano tanto più lenti. A parte che mentre mi facevo convincere sentivo puzza di fregatura da lontanissimo (ma perché mi caccio sempre nei guai?) in realtà questa partenza ha il benefico effetto di tirarmi fuori dal gruppone dei 500 e passa concorrenti facendomi mettere allo stesso tempo molti secondi in cascina.
Al quarto mi sgancio e comincio a trotterellare sul mio ritmo programmato, oscillando tra i 4’15” e i 4’25” fino al 13esimo quando ho la prima crisettina. Se correte lo sapete bene che sono i momenti in cui la parte razionale di te dice “fermati, ferma ‘sta sofferenza” ma ormai ci siete così abituati che conoscete anche il trucco. Un bel tasto off sulla funzione “pensiero” in modo da entrare in una bellissima bolla di nulla. Fermare i pensieri, dimenticarsi del prima e del dopo e concentrarsi esclusivamente su ogni singolo passo. Il mio sballo oggi è stato così efficiente che l’unica roba su cui mi focalizzavo erano le trame dell’asfalto, di quello scuro e molto rugoso per cui puoi contare i sassolini dei quali ho studiato forme, riflessi e tutte le possibili sfumature di…grigio. Con questa strategia sono uscito indenne anche dai problemi al 17esimo ma soprattutto al 19esimo (passaggio in 4’40”).
Insomma, nonostante ci fossero tutti i segna chilometri sballati, nonostante i ristori fossero tutti posizionati in modo che si vedessero solo all’ultimo (e infatti non sono riuscito a ingollare il gel perché quello del quindicesimo era intelligentemente appostato dietro l’angolo di una casa – addio acqua, addio calorie), nonostante il principio di crampi dal 19esimo fino alla fine, in fondo ci sono arrivato e pure bene.
Il Garmin segna 4’19/km con quasi 300 m in più. La classifica finale dice 1h32’16”. Forse è pure PB perché oggi ho avuto conferma che a San Giovanni mancavano 2/300 m. Il punto è che non importa, ciò che conta è la costanza delle prestazioni e il modo in cui sto imparando a gestire i momenti di difficoltà.
L’altra cosa tra lo straordinario e l’incredibile è che ormai riesco a migliorare nella corsa praticamente senza allenarmici ma quasi solo nuotando e soprattutto pedalando. E chi l’avrebbe detto mai?
Freddo, ghiaccio, nebbia e 21k a tutta birra nella terra di Mordor (copyright della definizione by Anne), questo il menù della mattinata che si presentava più come un film dell’orrore piuttosto che una gara podistica.
Per fortuna c’è la tenda della Polisportiva Porta Saragozza ad accogliermi in quel di Castelmaggiore prima del via Pantaloni lunghi, termica a collo alto e sopra ovviamente la maglietta da triathlon, perchè bisogna ben far capire ai runner che la mia fede è nelle triplice (l’altro dettaglio sono le stringhe elastiche delle scarpe!)
Riscaldamento con l’Anne, con cui sono stato fino al 15esimo km in gara, un po’ distratto cercando di capire dove sia lo start e poi prima dello via breve conciliabolo con il coach: partenza a 4’20” poi scendi a 4’15”. Ok ci provo. Mi sento leggero “di testa” e ormai ho avuto molte prove che posso fidarmi, se dice che ce la faccio…allora ce la faccio.
Pronti via, un po’ di zig zag nel primo chilometro e poi ci mettiamo sul nostro ritmo. Un filo troppo forte all’inizio prima di stabilizzarsi intorno a 4’17″/18″. Più che badare al Garmin (sempre sia lodato) decido di rispettare il proponimento che mi sono fatto negli ultimi giorni: girare al passo più rapido che mi consenta di sentirmi “comodo”. Non voglio tirarmi il collo con il rischio di collezionare un altro ritiro. L’approccio funziona piuttosto bene, recuperiamo posizioni e a metà gara la media totale è 4’17”, perfettamente in linea con l’obiettivo finale.
Quando cominciamo ad entrare nella parte più “selvaggia” della campagna di Castelmaggiore veniamo investiti da correnti di aria gelida e la nebbia impedisce di vedere cosa succede a più di 150m di distanza. Al 15esimo cedo parecchio (4’27”, poi 4’34” e 4’28”), l’acido lattico nelle caviglie si è accumulato per benino e non sono più così reattivo come all’inizio. Mi concentro solo sul mettere un passo dietro l’altro, stringendo i denti. Gel e piccolo sorso d’acqua, ci vogliono 3 chilometri di pensiero positivo nei quali mi impongo di pensare solo al “qui e ora” prima di ritornare intorno ai 4’20”.
La mia socia è avanti 2/300 metri quando a poco più di 1 chilometro dal traguardo sento il suo urlo che mi incita a non mollare. Funziona bene perchè d’istinto rispondo un “ci sono” con tanto di mano alzata (non so mica come ci sia riuscito) e poi mi metto a spingere con quanto ne ho. Ultimo k a 4’18” e personale sulla mezza con 1 ora e 31 minuti.
La barriera dell’ora e mezza è ancora su ma oggi ho tolto quasi 2 minuti rispetto alla mezza di Parma, 3 mesi fa. L’onta del ritiro di Cremona è lavata. Matteo is back.
Ieri mi hanno chiesto come mi sentissi alla vigilia della Mezza Maratona Cariparma running. Ci ho pensato un po’ su poi ho risposto “supersonico”. Sì perché dopo aver seminato tanto finalmente sto raccogliendo i frutti del sacrificio, in 8 giorni demoliti i PB sui 10k e 21k.
Quando corri una mezza a 4’25” stando tutto sommato bene dall’inizio alla fine davvero ti senti come se stessi volando oltre la velocità del suono.
D’altra parte:
I need to be myself
I can’t be no one else
I’m feeling supersonic
Give me gin and tonic