Questo post lo avrei dovuto scrivere una settimana fa, subito dopo IRONMAN Pescara 70.3, e sarebbe servito a raccontarti quanto è figo chiudere un mese di allenamenti lunghissimi con un mezzo IRONMAN concluso in 5 ore e 9 minuti. Quanto si sta bene a passare un week end con il Team Spartans quasi al completo, quanto sia divertente nuotare nel mare in tempesta, prendere la grandine mentre si pedala e viaggiare a 4’45” nella mezza maratona finale.
Invece, sempre a causa della mia ben nota sregolatezza nello stile di vita (leggi “lavoro senza orari”), queste righe si portano dietro la saggezza di una settimana in più, una settimana che, ad essere onesto, è stata terribile sia dal punto di vista fisico che psicologico.
La stanchezza di un mese di lunghissimi (IM Rimini 70.3, Nove Colli, combo 170 km + 20 km, IM Pescara 70.3) mi è saltata alla gola già dal martedì post gara, quando una sessione di nuoto da 2 chilometri è diventata da 750 metri perchè non avevo neanche la forza di galleggiare. Una stanchezza che non mi ha mai mollato nemmeno il giorno successivo quando, dovendo iniziare a rodare le nuove Wave Rider 17 che mi voglio portare in Austria, ho portato a termine 13 km a 5’00″\km, un ritmo per me da lumaca, per concludere con la seconda seduta di nuoto (2,4 km) sempre lentissima ma almeno completata e un combo da 140 km bici + 10 km run tramutato in 90 km di pedalata a gamba vuota e con la “simpatica” aggiunta di una infiammazione alle vie urinarie (ora risolta) che ha reso un vero inferno rimanere sulla sella causa disidratazione.
E’ sempre facile parlare dei successi, un po’ meno delle cose che vanno storte.
E’ molto da “eroe dei fumetti” mostrarsi sempre forti, corazzati, anche sbruffoni davanti al completamento di distanze fuori dalla norma, quasi che fosse socialmente inaccettabile ammettere di non essere sempre al 100%, sempre al massimo, sempre in condizione. Di non “ciccare” mai un allenamento, di non arrendersi mai.
E invece no, è proprio il contrario. Forte, veramente forte, è chi sa ascoltare il proprio corpo: dormire un’ora in più anziché correre all’alba perché ci si sente stanchi, rispettare le grida lanciate dai propri muscoli e concedere loro una settimana di scarico, ascoltare i tendini doloranti e dedicarsi allo stretching o farsi dare una bella revisionata dall’osteopata. E’ proprio quando riusciamo a rallentare, riprendere il fiato, che costruiamo i nostri traguardi più ambiziosi. Per farlo serve umiltà, sicurezza in se stessi e fiducia nel lavoro svolto. Non è per nulla facile “mollare” di tanto in tanto ma è essenziale per il nostro benessere.
Non dare retta a chi pretende di essere sempre invincibile, sempre sulla cresta dell’onda, sempre in marcia a macinare centinaia di chilometri in allenamento senza che mai gli venga il benché minimo dubbio, magari quello di sedersi un po’ sul marciapiede.
Ammettere la propria debolezza, chiedere un aiuto, dire “oggi no, non ce la faccio” è il primo, vero passo per superare i propri limiti, imparare qualcosa dagli altri e infine, più importante di tutto, riuscire a raggiungere i propri sogni quando conta davvero.
giugno 10, 2014 alle 12:10 PM
La tua forza di volontà è invidiabile
giugno 10, 2014 alle 12:54 PM
Questa è la cosa più importante che ho imparato in questi mesi di “lento allenamento”
E se oggi mi sento più forte di testa (sulle gambe purtroppo c’è ancora mooooolto da lavorare), più paziente, più attenta è proprio grazie a te!
Grande coach
giugno 18, 2014 alle 9:52 am
Come ti capisco!
Se ho imparato qualcosa in questi mesi, ma soprattutto tra maggio e giugno con l’aumento dei carichi, è proprio che non si può pensare di tirare troppo la corda con un fisico già abbastanza stremato, pena l’insorgere di qualche magagna, svogliatezza e altro. E ci vuole coraggio, come dici tu, per prendersi dei giorni di riposo, con la paura di restare “indietro” rispetto ai “supereroi”. Ormai siamo alle porte delle nostre gare e i giochi sono fatti: conta solo arrivarci sereni e riposati al meglio..per cui un grande in bocca al lupo, sappiamo che ci sarà tanto da soffrire (tu lo sai meglio di me!) ma cerchiamo di prendere la giornata e divertirci!
Giulia
giugno 22, 2014 alle 10:43 am
Ma sai che alla fine in gara in realtà di sofferenza quasi niente? per me è una festa, è il giorno tanto atteso. Cominci a nuotare e tutto diventa perfetto!