“Ah ma io non avevo capito che lo fai per tutte queste ragioni”, mi dice il mio amico Alessio mentre siamo a cena l’altra sera – l’oggetto della conversazione ovviamente è l’Ironman “io pensavo fosse solo per il gusto della sfida fisica”.
Certo che no! a me sembra assodato e implicito e invece evidentemente “da fuori” non è così. Andiamo con ordine e proviamo a rispondere alla domanda: perché ti sottoponi a una tortura del genere?”
1) Innanzitutto sfatiamo il mito della fatica sovraumana e masochistica. Ovviamente si suda, ovviamente c’è un po’ di sofferenza ma allenandosi in modo adeguato il corpo si adegua e arriva a fare cose che all’inizio sembrano irraggiungibili. Da un punto di vista di mere “proporzioni” vi garantisco di aver provato molto più dolore quando sono passato da zero alla prima 10 km tirata (si fa per dire) rispetto a Panama. E questo ci porta direttamente a
2) Ogni essere umano ha un potenziale molto maggiore di quello che crede. Se si supera il pregiudizio per cui “non sono portato” o “arrivo fino a lì, non chiedetemi di fare di più perché non ce la farò mai”, ci si trovare davanti a un mondo tutto nuovo, pieno di possibilità che aspettano solo di essere realizzate e che prima se ne stavano lì tutte tristi perché il legittimo proprietario non le aveva nemmeno prese in minima considerazione. E invece erano già tutte lì, pronte a renderci soddisfatti, realizzati e felici. Pertanto
3) quello che inizialmente aveva scambiato per un ostacolo fisico lo abbiamo già trasformato e messo sul piano mentale. E’ proprio così infatti, in generale nella vita davanti a una sfida “una cosa difficile” e ancora di più in una gara di endurance, il risultato non lo si ottiene con la pura forza fisica, che è una condizione necessaria (e manco troppo) ma di certo non sufficiente, bensì con la testa, che è lo strumento attraverso cui possiamo decidere di controllare le difficoltà oppure di soccombere di fronte agli ostacoli.
Questo spiega il come, ma il perché è molto più importante. Alla fine della fiera nelle 11 ore di gara, così come nelle lunghe ore di allenamento, si ha la straordinaria opportunità di conoscere se stessi come mai potrebbe succedere in altre circostanze. Ad un certo punto mente e corpo smettono di essere due entità separate e si ha una percezione completa di sé. Sentirete ogni singolo muscolo compiere il proprio lavoro, avrete coscienza di ogni singolo centimetro della vostra carne, vi renderete conto che siete un opera straordinaria capace di raggiungere qualsiasi obiettivo, di realizzarvi pienamente. E tutto si ridurrà all’essenziale: la luce, il cibo, l’acqua, l’aria, il mare in cui nuotare, il vento da fendere, la strada da divorare. Infine le persone, scoprirete che la vostra fatica è esattamente la stessa degli altri essere umani, e questo renderà chiunque degno del vostro rispetto.
O ci arrivate così, sennò forse potete provarci con la chimica. Io consiglio la prima soluzione.
febbraio 25, 2014 alle 2:53 PM
hai perfettamente ragione Marco…. sottoscrivo tutto in pieno….
buoni allenamenti…. big……
febbraio 26, 2014 alle 12:48 PM
grazie caro, anche se mi chiamo Matteo 😉
marzo 2, 2014 alle 1:31 PM
hai ragione…. scusa il mio rincoglionimento…… 😀