Una serata perfetta e incredibile al tempo stesso. Dopo il potenziamento di giovedì e una giornata lavorativa tanto bella quanto devastante sotto il profilo fisico e mentale sono arrivato al campo di atletica convinto che non sarei mai riuscito neppure ad avvicinarmi all’obiettivo dell’allenamento, ovvero un progressivo da un’ora con partenza a 4’50” e finale a 4’00”, discesa di 5″ ad ogni chilometro. Credo di conoscermi abbastanza bene e invece pare di no.
Già è stata una lotta decidermi a entrare nello spogliatoio a cambiarmi, sono stato più volte sul punto di girare le spalle e rimettermi in macchina con la prospettiva di crollare sul divano, al caldo, il prima possibile. C’è voluto il solito trucco mentale per allacciare le Mizuno e uscire in mezzo al buio e alla nebbia fitta, pensare che se ogni volta che sono stanco o piove rinuncio non sarò mai in grado di finire l’Ironman, e siccome io questa cosa voglio, fortissimamente, farla allora non ho scelta. Devo sacrificarmi e andare.
Mettere piede fuori dalle porte della palestra, dentro luce e caldo, fuori oscurità e gelo, è come mettersi sul bordo del portellone di carico di una nave spaziale e uscire in mezzo al nulla cosmico. Al contrario di quanto vorrei le porte scorrevoli si aprono davanti a me e dunque non resta altro che mettersi in movimento, facendomi una violenza indicibile. I primi due chilometri li faccio lentissimi, voglio che siano di puro ambientamento tanto che non accendo neanche il Garmin.
Al contrario dei mie cupi presentimenti mi sento anche piuttosto bene, il freddo non morde troppo e metro dopo metro i muscoli si sciolgono, le gambe si distendono in una falcata lunga e bella rotonda. E’ tempo di accedere il GPS e cominciare la progressione, che penso di iniziare prudenzialmente intorno ai 5’30” per finire intorno ai 4’30”. E invece succede che sto benissimo, le gambe girano fluide, il cuore spinge calmo e potente, tutto talmente perfetto che non riesco neppure a gestire la discesa in maniera razionale. Sono guidato dalle gambe, via 40″ al primo k, poi, 20″, poi ancora 10″. All’ottavo giro a 3’59″/km, un passo che mai ero riuscito a raggiungere fino a qui su questa distanza. Gli ultimi due k diventano impossibili da fare in progressione ma me la cavo con un doppio 4’02”. Finisco in 44′ più corto di quanto avrei dovuto ma molto veloce. Neppure troppo provato, solo un bel po’ di acido nella gamba ma questo era non solo preventivato bensì voluto. Incredibile, mai e poi mai mi sarei giudicato in grado di fare una cosa del genere, in una serata così.
E come dice Frankie: “Pensi troppo, prima corri e poi ci pensi quando hai finito. Caso mai”.
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Oggi riposo totale e domani una mezza maratona in cui tirarmi il collo. Ci sarà da divertirsi.
Running
Distanza: 10k
Tempo 44’04”
Passo: 4’24″/km